Osservazioni generali.- Fucili a retrocarica.- Oggi si discute molto sui meriti e difetti dei vari tipi di armi a retrocarica e ogni mese vedono la luce nuovi modelli. Sarebbe sciocco da parte mia scrivere qualcosa in proposito, perché diventerebbe obsoleta prima che i miei lettori abbiano l’occasione di vedere questo libro. Perciò, nella presente edizione, ometterò di parlare dei fucili che si caricano dalla culatta. Mi limiterò a ripetere quanto ho già detto in precedenza sulle armi da fuoco ad avancarica, con qualche aggiunta e modifica al testo.
Calcatoio.- I fucili dei servitori e anche quelli dei loro padroni, per la verità, dovrebbero avere il calcatoio fatto in ferro dolce. La maggiore elasticità di questo metallo, fa sì che esso entri ugualmente nell’apposito tubo, anche quando è leggermente piegato. Le due estremità di questo attrezzo, dalla forma di testa cilindrica, devono essere forgiate un po' più larghe, per meglio spingere e calcare la carica nella bocca da fuoco.
Trasporto.- “ Fai in modo che il fucile non guardi mai te o i tuoi compagni” dice il proverbio. E’ una regola d’oro, da seguire sempre. Fra i rischi di morte ai quali è esposto il viaggiatore, quello di essere ucciso da un colpo partito accidentalmente dal fucile del suo attendente, è il più alto. I servitori dovrebbero sempre portare i loro fucili con il cane appoggiato su di un pezzo di straccio. Forse non tutte le persone che leggono questo libro sanno quanto sia pericoloso portare il fucile con il cane abbassato, perché un colpo sull’arma o la sua caduta per terra causa l’esplosione del luminello.
Come sistemare il fucile di notte.- E’ difficile e imbarazzante decidere in quale modo disporre il fucile per la notte. E’ successo più volte che un indigeno si sia avvicinato di soppiatto al suo padrone addormentato, abbia afferrato il fucile e gli abbia sparato, uccidendolo. Il seguente piano mi sembra eccellente:- “Quando state per mettervi a letto, infilate il fucile fra le gambe, poi giratevi su un fianco e mettetevi a dormire.
Polvere da sparo.- Come trasportarla.- Perché sia al sicuro, bisogna avvolgerla in un pezzo di pelle o di flanella, non nel cotone o nella carta, perché prenderebbero fuoco, bruciando senza fiamma. Durante la sua esplorazione dell’Australia, il signor Mc. Gregory trasportava la polvere da sparo dentro a delle scatole, sistemate all’interno di sacchi di farina.
Caricare il fucile.- Distesi a terra.- Per caricare l’arma stando distesi sulla schiena, dovete tenere la canna appoggiata di traverso sul vostro petto e introdurre il proiettile, dopo aver versato la polvere da sparo.
A cavallo.- Versate la carica di polvere pirica nel vostro palmo sinistro e da qui nel fucile. Poi, prendete un proiettile, inumiditelo con la saliva e lasciatelo cadere nella canna, senza usare il calcatoio. L’umidità farà agglomerare la polvere. “Per sparare, non portate il fucile alla spalla, ma appoggiatelo di traverso al pomo della sella, calcolando con gli occhi l’angolo di tiro. Poi, alzatevi in piedi sulle staffe, per stabilizzare meglio la vostra posizione mentre prendete la mira.” (Palliser.) Un momento di relativa stabilità nella corsa del cavallo è quando, nel salto, le sue zampe anteriori toccano terra. E’ il momento giusto per premere il grilletto.
A caccia sull’acqua.- Come recuperare la selvaggina. - Se non si ha a disposizione una barca o un cane addestrato, per raccogliere gli uccelli abbattuti, che galleggiano sull’acqua, il Colonnello Hawker consiglia di usare un retino. Oppure, si può preparare un attrezzo adatto allo scopo con un bastone legato a una corda. Il bastone, della lunghezza di due piedi e dello spessore di due pollici, deve essere attaccato alla corda anche con due fili legati alle sue estremità, che formino un triangolo. Si getta il bastone dietro all’uccello che galleggia e poi lo si tira verso di sè. Per lanciare il bastone più lontano, è consigliabile farlo roteare sopra la testa prima di lanciarlo.
Caccia notturna.- Per facilitare la determinazione della direzione di tiro al buio, legate una striscia di carta bianca attorno alla bocca del fucile. Il signor Andersson, cacciatore di grande esperienza, consiglia di legare la carta sopra al mirino. In questo modo, nel momento in cui si prende la mira, non si perde di vista il foglio bianco. Oppure, per creare un mirino anteriore più definito, si può pizzicare la carta in modo che formi una cresta lunga metà della canna del fucile.
Animali notturni.- C’è un grande numero di animali notturni della cui carne il viaggiatore potrebbe cibarsi senza troppe difficoltà. Per avere indicazioni utili sulle loro abitudini, non è sufficiente, però, osservarli durante il giorno.
Le seguenti considerazioni del professor Owen sulla fauna australiana sono molto suggestive:- “ Una delle caratteristiche più curiose dei marsupiali è quella di degli essere animali notturni. Anche il canguro, che lo è meno di tutti, raramente è stato visto mangiare di giorno. Preferisce farlo all’alba, al crepuscolo, e, soprattutto, nelle notti di luna. Se un viaggiatore non conosce queste abitudini, può accadergli di pensare di stare attraversando una terra completamente priva di mammiferi. Ma se egli si mette a guardare attorno a sè in una notte di luna, sarà sorpreso di vedere il grande numero di mammiferi presenti in luoghi in cui non vi è il minimo segno della loro presenza durante il giorno.”
Spaventapasseri.- Un sistema per catturare i cervidi, soprattutto quando vi sono pochi uomini per la caccia, consiste nel legare delle penne ad una corda, come se fosse l’aquilone di un bambino. Lo sventolare continuo spaventa gli animali e chiude loro il passo. In Svezia, paese nel quale gli uomini che partecipano alla caccia vengono schierati in fila e ad ognuno di loro viene scritto con il gesso un numero sul berretto, si usa il “lappar”. E’ una struttura formata da pezzi di canapa appesi a un filo, dipinti in colori vivaci e lasciati ondeggiare. Il signor Lloyd racconta di un contadino che, avendo visto un ghiottone su di un albero, si tolse il cappotto e il cappello, ne rivestì uno spaventapasseri e lo sistemò vicino alla pianta, con l’intento di scoraggiare l’animale dallo scendere dall’albero. Andò a casa a prendere il fucile e, quando ritornò, notò che la bestia non si era mossa dall’albero. Lo stratagemma aveva prodotto il suo effetto.
Paravento.- Artificiale.- Per fabbricare una riproduzione stilizzata di un cavallo o di una mucca, che faccia da schermo al cacciatore e gli permetta di appostarsi, occorre un pezzo di canapa robusta, a cui dare la sagoma di uno di questi animali. Il tessuto deve avere degli anelli da attaccare a dei ganci, per tenerlo teso e la struttura deve essere sostenuta da alcuni pali sottili. All’altezza giusta, deve esserci una feritoia, attraverso il quale sparare.
A caccia col tegame.- “ Un sistema per cacciare i cervidi, nei luoghi in cui vi è un terreno salato, che gli animali vengono a leccare di notte, consiste nell’appendere un tegame di ferro in punta ad un lungo bastone, da appoggiare sulla spalla sinistra al momento dell’appostamento. La teglia viene riempita di nodi di legno di pino incandescenti, che, essendo saturi di trementina, spargono tutt’intorno una luce brillante. Questa luminosità si riflette negli occhi dei cervi che si avvicinano, facendoli assomigliare ai fanali di una carrozza. Il cacciatore, con il fucile appoggiato sopra ad un bastone a forcella, deve essere pronto a fare fuoco.” ( Palliser.)
Come evitare la carica di un animale infuriato.- Evitare un animale che carica a testa bassa è più facile di quanto comunemente si creda. Ogni uomo è in grado di farlo, purché mantenga la calma. Per sfuggire all’assalto, occorre tenere presente che, quando carica, l’animale segue sempre una traiettoria in linea retta. Inoltre, sono pochissimi gli animali che ripetono l’attacco, se esso non ha avuto successo la prima volta. Perciò, per non essere colpiti, è sufficiente farsi da parte o ripararsi dietro a un cespuglio. Soltanto il bufalo fa eccezione a questo comportamento. Egli attacca ripetutamente l’uomo, con regolarità e determinazione, quindi è particolarmente pericoloso.
Come tenere a bada i cani.- Un corrispondente mi scrive che “ per tenere a bada un cane che attacca, occorre un grosso bastone da reggere con le mani in posizione orizzontale. Con esso, si deve respingere l’animale, colpendolo all’altezza della gola e del petto. Poi, per convincere il bruto a desistere, bisogna assestargli un colpo sul naso. Quando un cane da guardia si siede per terra e si limita a ringhiare, fino al ritorno del padrone, è segno che rinuncia ad attaccare.
Come nascondere la selvaggina.- Per nascondere temporaneamente la selvaggina agli uccelli rapaci, è consigliabile ricoprirla con dei cespugli. Il loro odorato non è molto fine e non li aiuta a trovarla. Essi hanno però una buona vista ed è a questa peculiarità che bisogna fare attenzione. Si può anche appendere la cacciagione ad un albero, purché sia lontana da rami vicini o sottostanti. I predatori la scopriranno sicuramente, ma, non essendoci dei sostegni sui quali appoggiarsi per farla a pezzi, non potranno arrecare alcun danno. Uno stratagemma per tenere i rapaci lontani da un albero per qualche tempo, è quello di appendere un fazzoletto o una camicia ad uno dei rami.
Legare il cavallo.- Se vi trovate in una pianura senza vegetazione e dovete assicurare il vostro cavallo, mentre scuoiate un animale appena ucciso, legatelo alle corna della preda abbattuta, se essa è un cervide. Però, è molto meglio impastoiarlo con la cinghia della staffa.
Spartizione della selvaggina.- Per evitare che, al momento della distribuzione degli animali cacciati, vi siano delle dispute, soprattutto fra bianchi e nativi, bisogna stabilire delle regole chiare, nel rispetto delle abitudini del paese. Una regola generale, piuttosto ingiusta, stabilisce che la preda appartiene a chi l’ha colpita per primo, anche se questi l’ha ferita soltanto leggermente. Egli deve però partecipare fino alla fine alla battuta di caccia, altrimenti perde il suo diritto. In America, al primo tiratore spetta la pelle dell’animale, mentre la carcassa viene divisa equamente fra tutto il gruppo. Anche gli equipaggi che danno la caccia alle balene hanno delle regole simili, che hanno la forza di leggi.
Caccia alle anatre.- Per la loro cattura, si può usare come richiamo un’anatra di legno dipinta, zavorrata con del piombo. Se invece usate delle anatre vere, legate il maschio in un posto e la femmina in un altro, per indurli a starnazzare rumorosamente. Si possono anche utilizzare degli uccelli abbattuti, impagliati e ancorati sull’acqua, vicino al capanno di caccia, costruito con del falasco.
Caccia ai coccodrilli.- Il signor Gilby così descrive la sua esperienza in Egitto: “Per cacciare i coccodrilli, che hanno una buona vista e un buon udito, ma non percepiscono gli odori, scavavo dei pozzi nelle isole sabbiose e vi dormivo dentro per una parte della notte. Ne ricoprivo l’apertura con i rami delle palme, che erano dello stesso colore della sabbia. Essi formavano uno schermo, attraverso il quale facevo passare il fucile. I falconi e i pivieri, che volteggiavano intorno al pozzo quando i coccodrilli entravano in acqua, causavano qualche problema alla caccia. La carne di questi rettili è deliziosa ed ha un sapore che è a metà strada fra quello della carne e del pesce.
Impronte.- Se notate delle tracce di animali vicino a una pozza d’acqua, “per osservarle meglio, descrivete un largo cerchio intorno alla conca. E’ il sistema più indicato per cercare le orme degli animali.” (Cumming, ‘Vita in Sud Africa’). Adottate lo stesso metodo per sapere se una tana è abitata. Se il terreno è duro, spargetevi sopra della sabbia, che rivelerà in modo evidente i segni lasciati dagli animali. In un testo apocrifo del Vecchio Testamento, si dice che il profeta Daniele abbia fatto la stessa cosa, per scoprire chi rubava nottetempo la carne messa davanti all’idolo di Bel. C’era chi credeva che fosse l’idolo stesso a prenderla, ma Daniele smascherò i veri ladri, che erano i preti e le loro famiglie. Questi entravano nel tempio di notte, attraverso una porta segreta. Le loro impronte sulla sabbia servirono a convincere il re della loro colpevolezza.
Come trasportare la cacciagione.- Cervidi.- Occorre un palo robusto, della lunghezza di almeno otto pollici. Dopo aver praticato un’incisione longitudinale fra il tendine e l’osso di entrambe le zampe posteriori del cervo da trasportare, bisogna introdurre la gamba destra anteriore nella fessura prodotta nella gamba sinistra posteriore e la gamba sinistra anteriore in quella della gamba destra posteriore. Poi, bisogna far scorrere il palo fra le gambe e il corpo dell’animale ed affidarlo a due uomini per il trasporto. Essi devono appoggiare il bastone sulle spalle. Per avere un peso in meno da trasportare, si possono togliere al cervo gli intestini. “Uscii a cavallo, accompagnato da un altro cavaliere, e uccisi due antilopi saltanti. Le riportammo al campo appese alle cinghie del sottopancia, che avevamo fatto passare nell’incisione praticata fra l’osso e il tendine delle gambe anteriori e posteriori degli animali con il nostro couteau de chasse, secondo l’uso coloniale.” (Cumming, ‘Vita in Sud Africa.’) “Dopo aver appeso l’animale ad un albero, lo scuoiavano e gli toglievano le budella. Poi, staccavano la carne dalle ossa, mantenendola in un solo pezzo. Attaccato alla pianta, rimaneva lo scheletro dell’animale. Sembra che questa fosse un’abitudine dei turchi, i quali non volevano portarsi dietro l’inutile peso delle ossa, durante i loro lunghi viaggi .” (E. R. Huc, ‘ Viaggio in Tartaria.’)
Trasporto della carne sull’acqua.- Sir S. Baker suggerisce di scuoiare l’animale e di chiudere con dei sassi i fori dei proiettili nella pelle. Questa serve a confezionare una specie di ghirba, da richiudere lateralmente, lasciando soltanto un’apertura in alto. In questo sacco, si sistema la carne dell’animale, separata dalle ossa. Quindi, si chiude bene l’apertura e si gonfia la pelle, affinché galleggi. La pelle di una grossa antilope, gonfiata in questo modo, non trasporta soltanto la carne dell’animale, ma può anche sorreggere alcuni nuotatori.
Trasporto dell’avorio.- “Se le zanne sono grosse, i mercanti nord africani le mettono a due a due dentro a delle reti e le sistemano a cavalcioni della sella di un asino, in modo che pendano una per parte. Le zanne più piccole vengono avvolte dentro a delle pelli e legate con una corda.”
Trappola esplosiva.- Osservazioni generali.- Vi sono innumerevoli congegni per la cattura di animali. Uno di questi prevede di sistemare un fucile su dei pali e di legare al grilletto una corda, nella quale l’animale inciampi, facendo partire il colpo che lo uccide. Il fucile va piazzato all’altezza del cuore dell’animale che si vuole catturare. Il cuore di una iena si trova all’altezza delle ginocchia dell’uomo, quello di un leone, è un palmo più in alto. Per essere meno visibile, la corda deve essere di colore scuro. Inoltre, deve essere sottile perché, se l’animale lotta e si dibatte, è meglio che essa si strappi, piuttosto che l’arma ne sia danneggiata. Lo spago non deve essere troppo teso, affinché l’animale non faccia esplodere il fucile appena sfiora la corda. Altrimenti, esso riceverà soltanto una ferita superficiale, sul davanti del suo petto.
Trappola con arco e frecce.- I cinesi usano delle trappole fatte con l’arco e le frecce. L’abate Huc descrive questo semplice macchinario venduto nei negozi che, quando sollecitato, lancia in rapida successione una serie di frecce avvelenate. Esso viene piazzato anche nei luoghi di sepoltura, per proteggerli dal saccheggio. Questo marchingegno veniva usato in Svezia e in altri paesi europei, prima di essere sostituito dal fucile.
Coltelli.- Coltelli da caccia.- Nessun cacciatore esperto si sognerebbe di appesantire il suo bagaglio portandosi dietro un coltello da caccia. E’ un ingombro inutile. L’ideale è un coltello da macellaio, che ha una forma pratica, è leggero ed è fatto di acciaio dolce di qualità. Grazie al modo in cui la lama è fissata al manico, esso è uno strumento molto resistente.